È l’inizio di gennaio del 2020 e il Molise dorme
avvolto tra coperte pesanti, morso dal freddo e puntellato di fuochi accesi, mentre vive il suo inverno come tanti altri. Ignaro che di lì a pochi giorni verrà catapultato alla ribalta della stampa mondiale. È bastato un articolo del “New York Times”, prestigiosissimo quotidiano Usa, dal titolo più o meno così: “Il Molise tra le mete più cool del 2020”. Apriti cielo.
Per settimane il territorio è stato sbattuto in tv, sui giornali, sui social, la famosa e ormai noiosa inesistenza del Molise ha dato fiato alle trombe al contrario. Poi è arrivata la pandemia e – peggio di un inverno terribilmente nevoso – ha sepolto tutto sotto una coltre di angoscia e paura. Di mettere il naso fuori dalla porta nessuno ha avuto possibilità, tantomeno voglia, per più di due mesi. Un tempo lungo, reso ancora più lungo dalla reclusione, in cui si è riflettuto tanto e con il pallottoliere in mano si è cercato di capire il sistema economico italiano che fine avrebbe fatto. Un sistema economico ridotto a brandelli, il cui fulcro centrale – il turismo – è uscito dalla quarantena con le ossa più rotte di tutti. Il Covid-19 ha deciso e deciderà per noi: gli assembramenti no, le folle no, le masse no, la calca no. Quindi, per deduzione aristotelica, i posti isolati sì, il turismo di nicchia sì, la bassa densità demografica sì, gli spazi aperti sì. Ricordate la profezia del New York Times? Ecco, non la perdete d’occhio.
L’estate del 2020 spartirà le acque anche nei libri di storia, separando un prima e un dopo. Il prima è il turismo delle spiagge stressate, dei locali strapieni, dei parcheggi introvabili, delle corse, delle file, dei mucchi selvaggi per trovare un tavolo al ristorante e riuscire a strappare l’ultima frittura di pesce perfavoresiamoinquattrograzie! Il dopo è, sempre per deduzione logica, il contrario: le spiagge placide, le montagne deserte, i piccoli borghi, le attività familiari, le camminate lente, gli angoli silenziosi, i sapori autentici tagliati al coltello, la calma delle piccole cose. Ricordate la profezia del New York Times? Continuate a tenerla a mente.
Due mesi di clausura ci hanno cambiato? Probabilmente no. Continueremo a desiderare quello che non abbiamo. E così chi vive in città sarà alla spasmodica ricerca di verde. Non si potrà andare all’estero e, comunque, per riaccendere il motore dell’Italia sarà meglio spendere in Italia. Su 60 milioni di persone un terzo si muoverà? Venti milioni di turisti nostrani alla ricerca sfrenata di serenità. Venti milioni di teste che vorranno svagarsi. Venti milioni di bocche che vorranno assaggiare, tastare, bere.
L’identikit perfetto del turismo made in Covid è tracciato e non giriamoci intorno: ha il profilo brullo, sincero e spigoloso del Molise. Ricordate la profezia del New York Times? Forse, nonostante tutto, nel momento in cui nessuno poteva immaginare una pandemia, era davvero giusta.