“Vaccarè, Vaccarèll, Vaccarèèè!”.
Siamo più o meno alla metà del 1800, nelle campagne attorno a Riccia, provincia di Campobasso, terra di coltivazioni e allevamenti, di gente agricola e laboriosa, e la persona che urla a squarciagola si chiama Incoronata. Urla perché ha portato, come ogni giorno, la sua maialina al pascolo, dove lei lavora la terra, e adesso che sta facendo buio devono rientrare in paese. “Vaccarèll” la chiama e nessuno sa perché, ma lei la ascolta e la segue, così insieme ripercorrono i 6 km che li separano da casa, in attesa che faccia di nuovo giorno, per tornare al lavoro e al pascolo. Incoronata, che assecondava i ritmi della natura, era la nonna del nonno di Giuseppe Pontelandolfo, papà di Vanessa Pontelandolfo, 28 anni, giovane ragazza oggi alla guida un’azienda agricola che è nata proprio nelle campagne dove “Vaccarèll” pascolava. Azienda che, in omaggio all’energica trisavola, si chiama proprio così, “Vaccarèll”, e tratta solo ed esclusivamente maiali.
Suini che vivono in campagna, nutriti con alimenti per gran parte derivanti dalla produzione interna (come grano, orzo, avena) e tenuti perfettamente puliti e in ambienti comodi. “Gli animali – ci spiega Vanessa – devono stare bene, belli puliti. Quando ne assaggi la carne la differenza la senti. Noi tutti i giorni puliamo le stalle, rastrello e carriola, come si faceva una volta”. Benessere animale, kilometro zero, allevamento biologico sono concetti intimamente connessi all’attività aziendale, non semplici certificati da mostrare.
L’impulso all’allevamento è partito da Antonio Pontelandolfo, nonno di Vanessa, scomparso purtroppo molto giovane, che però trattava solo bovini. Coltivava la terra, anche in conto terzi, e aveva bovini, non maiali. La svolta in direzione “suini” è arrivata negli ultimi anni. “Cerchiamo di lavorare al meglio – ci dice con fare sicuro e gentile –, oggi trattiamo circa 400 maiali l’anno a rotazione, tra quelli che poi macelliamo e quelli che alleviamo e vendiamo”. Nella macelleria c’è un gran bel profumo di fresco e non sarebbe potuto essere altrimenti visto che le stalle distano nemmeno 50 metri e le preparazioni non contengono null’altro se non carni freschissime. Zero conservanti, qualche spezia come il peperoncino dolce, poi sale e pepe e odori. Produzioni fresche e salumi stagionati, che “seccano” in un ambiente ampio grazie all’aiuto di un camino, sistema romantico ed efficace, che richiama alla memoria i tempi passati. I tempi di Incoronata, che urlava “Vaccarèèè” alla sua maialina e lei la ascoltava.