Quando del MON 810 geneticamente modificato non c’era alcuna traccia. Quando di soldi ce n’erano pochi e sulle tavole abbondavano cibi poveri e resistenti erano le pannocchie a farla da padrone. Elemento cardine della tradizione gastronomica contadina, il mais si presta ai più disparati utilizzi nella cucina regionale. Bollito oppure arrostito sulla brace. Sotto forma di primo piatto camuffato da piatto unico, cioè “pizza e minestra”, con la farina di granturco e le verdure dell’orto, quelle che si potevano rimediare con maggiore facilità. Ma anche ingrediente principe di biscotti oppure protagonista di un panettone, quello di mais per l’appunto, tipico dolce natalizio del capoluogo di Regione, Campobasso. La sublimazione, probabilmente, il mais la raggiungeva (e per fortuna la raggiunge ancora oggi) nella polenta. Più liquida, da tagliare col filo, al sugo, con peperoni e salsiccia, “cacio e unto”, ripassata al forno, la polenta rappresenta un filo conduttore che lega il passato al presente della cucina molisana. Un ponte ideale con un passato contadino che, in fondo, non è mai passato del tutto. Fortunatamente.