“Minestra e patate. Quando era festa polenta e minestra”. Lo scandisce come un ritornello, Michele, quando gli chiediamo di raccontarci il suo piatto della memoria. È anche comprensibile, a 101 anni suonati, che i ricordi possano difettare. Così una filastrocca aiuta. Minestra e patate (verdure dell’orto e patate), nei giorni di festa polenta e minestra. Quello ci si poteva permettere: cose povere, ma genuine.
Michele è lucidissimo, “vedi giovanotto, mi alzo anche in piedi da solo, poi prendo il bastone. E non è cosa da poco”. No, non è cosa da poco. Lui è uno dei tanti ultracentenari che vivono in Molise. Una Regione con un tasso di longevità tra i più alti in Italia. Merito di uno stile di vita semplice, ma anche di cibo sano e aria pura. Ingredienti fondamentali per una lunga vita. Michele ha fatto due guerre, la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra in Grecia, è stato prigioniero due anni in Albania, ha vissuto quattro anni in Argentina. Poi è tornato in Molise. La sua terra.
È un fiume in piena quando si tocca l’argomento cibo, un’enciclopedia vivente della memoria gastronomica contadina. Aveva un orto, gli animali, da lì prendeva tutto ciò che serviva alla cucina. Del resto tra le due guerre la povertà era assai diffusa e il Molise era una piccola terra di contadini. Ma in quegli anni di difficoltà trovano origine le basi per la tradizione culinaria locale, che oggi costituisce un patrimonio inestimabile e ineguagliabile, punto di riferimento del mangiar semplice e sano. La polenta era la padrona della tavola. “Minestra e patate, quando era festa polenta e minestra” ripete. “Poi mi piaceva molto polenta e fagioli, polenta al sugo, però con tanto formaggio eh”. La carne era un lusso che veniva concesso raramente, così come la pasta fatta in casa. Arrivare a 101 anni è un’impresa. Farlo così è unico. “Ogni giorno ancora oggi faccio 1000/1200 passi, devo tenermi in forma perché ho una certa età”, scherza Michele. Una testimonianza vivente del cibo buono, semplice, che aiuta a vivere meglio.