Abita nella memoria di ognuno di noi. È un ricordo condito da profumi, sapori e colori, fissati nella mente in modo indelebile. I giorni in cui si prepara la salsa di pomodoro fanno parte del bagaglio gastronomico-culturale di ogni molisano. Sono giorni di festa, di condivisione, di gioia, un’occasione unica per rinforzare il concetto di famiglia, già molto radicato nella tradizione locale.
Non è affatto un’operazione semplice e deve essere orchestrata con sapienza e controllo. È fondamentale che ognuno rivesta un ruolo, trasformandosi in un ingranaggio della macchina di produzione.
Il risultato che si può ottenere cambia a seconda della modalità di preparazione.
LA SALSA – I pomodori ben maturi vengono passati, la polpa ottenuta viene imbottigliata, le bottiglie vengono messe a bollire. Il calore crea il “sottovuoto”, la salsa si conserva.
I PELATI – I pomodori vengono scottati in acqua bollente, vengono sbucciati, poi vengono imbottigliati a pezzettoni, le bottiglie vengono messe a bollire. Poi è compito del calore sigillare.
Ma esiste una terza via, una via misteriosa, infuocata, che chiama in causa “Satana” in persona.
IL PURE’ DEL DIAVOLO – La salsa di pomodoro viene condita, con sale e basilico, e viene messa a bollire in pentoloni di rame. Quando si è ristretta al punto di raggiungere la metà del suo volume originario ed ha assunto una colorazione rosso fuoco viene imbottigliata. Le bottiglie vengono poste in cassette e sopra di esse vengono poste coperte pesanti o panni molto spessi, che trattengano il calore. Mentre le bottiglie riposano il calore imprigionato dalle coperte crea il sottovuoto. Il colore acceso e la salsa imbottigliata bollente hanno dato origine al nome satanico.
Direttamente collegato al ricordo della salsa è quello del pane e sugo la domenica mattina.
Ma quella è un’altra storia.