Già pronunciare la parola mette di buonumore. “Pampanella” ha un bel suono, simpatico. Ma occhio, con il suo favoloso gusto non si scherza, è una cosa estremamente seria. Così come la storia della sua nascita.
Michelangelo Manicone è stato un padre francescano, naturalista e filosofo italiano, vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Ha scritto “La Fisica Appula”, un’opera in cui affronta – precursore assoluto – il tema dello sviluppo ambientale sostenibile. E in un passaggio di quell’opera cita racconta: “Nel Gargano gli inquisiti, i ladri e i porcari rubano dei porci, gli ammazzano, gli sventrano, e per cuocerli gli acconciano in questa maniera….”.
Manicone descriveva la preparazione di un piatto, secondo questa procedura. Si scavava una buca a terra, vi poggiavano delle pertiche di legno e su di esse venivano collocati i porci squartati e speziati. I quali erano ricoperti con delle foglie di felci. La buca, quindi, veniva riempita con della terra. Sopra veniva acceso un grande fuoco, facendo sì che i carboni siano sparsi su tutta la superficie e dopo circa tre giorni, il maiale veniva recuperato perfettamente cotto e ben saporito. Era il “Porco cotto alla Pampanella”, perché le foglie come i “pampani” giocavano un ruolo fondamentale. Da questa usanza, appunto, deriva la “Pampanella”, pietanza tipica del comune di San Martino in Pensilis, piccolo centro in provincia di Campobasso.
Questa produzione tipica del territorio molisano non va confusa con la “pampanella” pugliese, che è un formaggio prodotto sin dal 1700 nelle masserie delle Province di Taranto, Brindisi e Lecce e che deve il suo nome al pampino o pampano, cioè la foglia del fico nel quale era tradizionalmente servita.
In Molise si tratta di carne di maiale semigrassa, completa di cotenna insaporita con aromi naturali ed abbondate peperoncino finemente macinato e cotta al forno. Una prelibatezza, inserita tra le produzioni agroalimentari tradizionali molisane, attorno a cui sono nate sagre, feste e celebrazioni popolari. Una “star” indiscussa della gastronomia locale tradizionale che merita tutto il suo successo centenario.