Il “lathyrus sativus”, volgarmente detto “cicerchia”, è un legume diffuso nelle Regioni del Sud Italia, Molise compreso. Si tratta di una pianta annuale molto rustica che vegeta bene in terreni marginali anche ciottolosi e poveri, senza ristagni d’acqua. Riesce ad andare in controtendenza: nel terreno in cui altre coltivazioni falliscono a causa della siccità, riesce a trovare modo di crescere. Testardo, coriaceo, ruspante, è un prodotto agroalimentare tradizionale molisano, riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Negli ultimi tempi, nonostante la sua cocciutaggine, la produzione di cicerchie è andata man mano calando. In tempi meno recenti costituiva un cardine della cucina contadina. Bolliva insieme agli altri prodotti dell’orto nei pentoloni posti sul camino delle grandi case rurali.
La cicerchia è nemica giurata delle “zuppe del Casale” della Findus, a cui si oppone con la propria rusticità. Pare che qualche volta siano anche venute alle mani. Ha contribuito anche al miglioramento della lingua “dialettale”. Quando in Molise si dice a qualcuno “sei andato per cicerchie” ci si sta riferendo a una persona che non ha raggiunto il proprio obiettivo. Uno dei dolci natalizi tipici molisani (in alcuni casi preparato anche in occasione del Carnevale), la “cicerchiata”, deve probabilmente il suo nome al legume: significherebbe “mucchio di cicerchie”, proprio per la forte somiglianza al legume dei “chicchi” che la compongono.