Il signor Giovanni G., di cui omettiamo il cognome per ragioni di privacy della famiglia, era un noto buongustaio molisano degli anni ’30. Nel pieno del regime fascista la politica economica era “autarchica”, mirava cioè ad essere autosufficiente. No prodotti stranieri, bando alle importazioni. Così il signor Giovanni, che oltre a essere una buona forchetta era un cuoco provetto, si esercitò nello stilare un menù molisano autosufficiente, composto di soli piatti molisani, fatti con ingredienti molisani. Un menù “autarchico”. Lo introdusse stabilmente nella sua locanda e riscosse un successo senza precedenti. Quando il regime fascista crollò il signor Giovanni mantenne il suo menù.

Non perché era autarchico, ma perché era buono.

La locanda ha ormai chiuso, ma in un mercatino dell’usato abbiamo trovato copia di uno di quei menù. Eccolo:

Antipasto freddo

Stracciata (latticino che si chiama così dal gesto di “stracciare” in pezzi la striscia di pasta filata, lunga e piatta)

Caciocavallo

Pecorino

Capocollo di maiale

Tocchetti di salsiccia di fegato di maiale

Antipasto caldo

Pallotte cacio e ova

Fegatini

Primi piatti

Cavatelli al sugo di maiale

Sagne e fagioli

Tagliolini freschi in brodo di gallina

Secondi piatti

Agnello al forno con patate

Baccalà “arracanato”

Contorni

Insalata di maiale

Zuppa di lenticchie

Dolci

Ostie ripiene

Sanguinaccio

Cancelle

Vino

Tintilia del Molise

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